Dario

Nato a Novara, Dario a 8 anni si divertiva con una Kodak 126 (forse, nella sua essenziale semplicità, una delle invenzioni più geniali della Casa Gialla). All’epoca non sapeva che sarebbe diventato fotografo, ma sentiva che qualcosa di speciale, quella macchinetta, ce l’aveva. E una cosa l’ha capita presto: voleva comprendere meglio come funzionavano le apparecchiature, non si accontentava di “scattare”; voleva capire a fondo, andare in profondità e al crescere dal punto di vista creativo ha affiancato una ricerca continua sugli strumenti, sulle tecnologie, sulla tecnica e ha sempre guardato oltre, in avanti. La sua fame di sapere l’ha portato presto anche a condividere questa conoscenza con gli altri, diventando un ricercatissimo “docente” di corsi di fotografia, ma senza mai smettere di imparare, e quindi ogni anno si ritaglia il tempo per dedicarsi all’aggiornamento professionale. La fotografia è una tecnica che ha quasi 180 anni, ma che negli ultimi 20 anni ha fatto più evoluzioni di quelle dei primi 160.

Ma la tecnica – pur fondamentale grammatica per “scrivere con la luce” – non è che il punto di partenza, per Dario. La sua passione è raccontare storie che possano rimanere indelebili e lo fa con un istinto quasi animalesco per l’attimo fuggente, per rubare elementi di naturalezza, quelli che ormai sembrano sempre più rari: in un mondo che vive eternamente sotto i riflettori e dove tutti sembrano interpretare una vita virtuale da condividere con un infinito “pubblico di amici”, le fotografie di Dario catturano momenti di verità e la loro bellezza è proprio in questa magia ritrovata. E se dovesse scegliere, il super aggiornato e al passo con tutte le innovazioni tecnologiche, forse amerebbe ogni tanto scattare con l’amata pellicola… e non è detto che non lo farà: solo chi non ha paura, anzi interpreta alla perfezione il futuro, può guardarsi con serenità anche all’indietro.

Nelle cuffiette potreste scoprire che sta ascoltando la voce di Elisa (No Hero per esempio). La sua passione fuori dalla fotografia è il calcio, ma il tempo tra un servizio di matrimonio, uno shooting di bambini, una docenza per avvicinare gli appassionati della fotografia a livelli più avanzati è poco, e poi c’è uno spazio tutto speciale per seguire la crescita delle figlie, Veronique che già fa parte dello studio, e la più piccola, che già corregge le fotografie con Lightroom sul suo smartphone… di sicuro il tempo per annoiarsi non ce l’ha!

 

Leonora

La fotografia è entrata come in un film, nella sua vita. La sceneggiatura è stata disegnata con cura, ma la mano di chi l’ha scritta è sconosciuta. Questa passione nasce, quello di sicuro, dal suo luogo di origine che ha subito stravolgimenti sulla cartina geografica (Unione Sovietica), ma all’interno di una famiglia dalle radici allargate in Europa. Leonora ha seguito sin dall’inizio la passione di fotografa della madre, quando le amichette si dedicavano alle bambole. Poi, crescendo, mentre tutto sembrava orientarla verso un percorso legato alle relazioni internazionali (verso Roma, a raccogliere la matrice cosmopolita respirata in famiglia), le è capitata tra le mani una (leggendaria) Zenit e dopo avere scattato delle fotografie, ha seguito una mano invisibile che l’ha portata ad attraversare strade, piazze, vicoli per arrivare in un laboratorio per lo sviluppo del suo rullino e come per l’immagine latente della pellicola, si è sviluppata la fase di maturazione della sua vita: incontra, in quel negozio, Dario. Di colpo, le strade di Roma, le ambasciate sono state cancellate e i puntini della vita si sono uniti, la ricerca è diventata incontro, la fotografia è diventata il centro di tutto, inglobata in un “nucleo” ancora più importante: amore, famiglia, figlie.

Una storia dal sapore antico, un film che potrebbe essere in bianco e nero, ma una realtà super moderna: la fotografia, per Leonora, è argomento universale, se è vero che all’odore degli acidi della camera oscura respirati da ragazzina preferisce il digitale, la sua creatività la (ri)cerca ispirandosi al lavoro di Cartier Bresson e di Doisneau, ma anche alla forza narrativa geniale di Annie Leibovitz, alle storie scritte al cinema da Tarkovskij e McGarvey. Nella musica chiude gli occhi e sente le note di Imagine e dei Pink Floyd.

All’interno dello Studio Mazzoli, Leonora si occupa di tutta la parte di impaginazione e di cura degli album, di tutte le (infinite) sfumature e dettagli del servizio di matrimonio, del rapporto con il cliente, ma tutto questo come sintesi di un amore per la fotografia vissuta sempre sulla sua pelle e, specialmente, nel suo cuore.

 

Veronique

Veronique è nata ad Aosta e la sua vita è stata avvolta dalla fotografia fin da subito. È stato un divertimento, sin dall’inizio, un gioco che via via ha preso una parte fondamentale della sua vita. E la cultura e la passione per l’immagine respirate in famiglia l’hanno portata a seguire i percorsi di studio artistici, sempre con una fotocamera in mano, e con una predilezione… per le ottiche luminose, così meravigliosamente capaci di far concentrare ed isolare lo sguardo su quello che conta, su quello che davvero lei ha colto con il suo click.

Giovanissima, ma con una “storia fotografica” lunga quasi quanto la sua età anagrafica, Veronique interpreta una visione della fotografia che è assolutamente contemporanea non solo per gli strumenti tecnici ma per come oggi viene vissuta la fotografia, un centro di incontro e di condivisione. La sua presenza online su instagram lo conferma, e al tempo stesso nei suoi occhi ci sono tanti riferimenti di una fotografia che “spacca” sugli schermi, che trova in fotografi forse dai nomi meno conosciuti a livello universale (Miriam Sitchinava, Petra Collins, Emanuele Ferrari, Juno Calypso) ma che invece influenzano lo stile, il mercato, la moda. E proprio quest’ultimo è il settore più affine a Veronique, entrata – a pieno titolo e con merito – nello Studio Mazzoli con il ruolo di seguire proprio questo universo. Il suo occhio, la sua freschezza e modernità sono ingredienti che risultano forti, e le sue immagini hanno la capacità di far soffermare le persone che esplorano velocemente il mondo con un dito (il pollice, che scrolla sullo smartphone).

Quando non fotografa (raramente) Veronique ama cucinare, magari con un brano di Ludovico Einaudi in sottofondo. (Avete presente Experience? Ascoltatelo, capirete molto del suo modo di fotografare…).